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07 maggio |
Facendosi largo tra i postumi della sera precedente la memoria ci ricorda che oggi, ultima giornata di permanenza, visiteremo Kyoto. Con uno svacco notevole sugli orari previsti ci apprestiamo a partire. Passiamo in città dall'albergo di Yuki e la troviamo con un'espressione sconsolata in viso. Ricordate la storia della puntualità nell'ordine dei trenta secondi? Ecco noi abbiamo due ore buone di ritardo! Oramai rassegnata al pacco quando ci vede arrivare non le sembra vero.
Siamo un gruppo di quattordici sbalorditi nell'assistere ad un fenomeno che non ritenevamo possibile. Il sorpasso del treno. In Giappone ci sono evdentemente più binari paralleli che consentono ai treni veloci di fare aloha agli espressi e ai locali. In quaranta minuti esatti siamo nella vecchia capitale. Una delle poche città risparmiata dalle bombe della seconda guerra mondiale. Il luogo dove si concentrano la maggior parte dei templi in legno, quelli con il tetto a pagoda che sono un po' il simbolo della storia del Giappone. Il primo tempio secondo le didascalie è la più grande costruzione in legno al mondo. Ci togliamo le scarpe ed entriamo. Il luogo infonde immediatamente una percettibile armonia difficilmente riscontrata prima in nessun altro luogo di culto. Ci sediamo sul tatami e ci rilassiamo. Fuori si sente solo il rumore della pioggia. Con lo sguardo scrutiamo le statue in legno e le raffigurazioni in penombra senza curarci minimamente di orari e tempistiche varie. Ad un certo punto senza che nessuno dica nulla ci alziamo e proseguiamo la visita. In un altro tempio assistiamo ad una specie di funzione con tanto di mantra da parte dei monaci officianti. Visitiamo il cortile e le fontane con i dragoni. Samuel si mette in testa di fare uno scatto fotografico...:"dai raga facciamo una foto con il tempio sullo sfondo come i gruppi di base giapponesi. Fate un'espressione da gruppo di base giapponese!" La foto ovviamente non la vedrete mai.
Pausa pranzo in una sorta di trattoria. Lasciamo ordinare a Yuki
che è meglio. Il pomeriggio ci vede splittati in diversi gruppi.
Ninja e Max
partono sotto la pioggia alla volta di altri itinerari buddisti. Samuel Vicio
Cipo Camilla e altri tecnici visiteranno un giardino zen dopo essere stati in
giro per negozi. Boosta con il naso all'insu' dopo la visita ai templi, viene
catapultato nel centro della citta' commerciale. Durante la visita in un negozio
dal cui stereo proviene metal ad un volume veramente smodato si rende conto di
essere guardato con curiosita' dagli autoctoni proprietari dell'esercizio. Prende
vita cosi' un'improbabile discussione sulla musica in italogiapponglese,
svelata l'identita' di componente dei Subsonica, per qualche strana ragione,
viene sottoposto ad ogni pratica consona ad una rockstar: foto, autografi, doni,
inchini, sorrisi, urletti, parole incomprensibili incorniciati da sorrisi enormi
e via dicendo. Il momento del saluto e' straziante, mani che si alzano e una
processione di formalita' e riverenze che durano non meno di 10 minuti, mai
uscita da un negozio si e' rivelata cosi' difficoltosa. Stessa sorte toccherà a
Vicio e Samuel che si ritroveranno di passaggio nello stesso luogo. Avendo avuto
modo di consultare il sito i tenutari non avranno difficoltà a riconoscere gli
altri increduli componenti della band. Il giardino Zen sotto la pioggia tutti
bagnati fradici è un po' meno zen. Anche l'antico quartiere di Kyoto sotto la
pioggia non è il massimo soprattutto quando non riesci a trovarlo. Che è
quello che è successo a Max e Ninja, i quali dopo aver visitato lo
straordinario tempio Sanjusangendo con 1001 statue del budda e relativi guardiani-divinità
che sembrano usciti da un manga si sono esaltati e incuranti della meteorologia
sono ripartiti con zelo forse eccessivo. Anche l'antico castello di Kyoto dopo
l'orario di chiusura non è poi un granchè. Nel senso che te lo puoi giusto
immaginare.
Il ritorno è in ordine sparso senza appuntamenti se non la ciaccolata finale sulle comode poltrone della Hall che oramai è divenuta consuetudine.
La vena esplorativa del chitarrista e del batterista non si esaurisce neanche dopo il rientro a Osaka (l'accento tra l'altro è sulla O). I due passeggiano tra i grattacieli della city e scoprono il miglior ristorante di tutto il soggiorno.
In definitiva i giudizi sulla permanenza sono contrastanti. Per Vicio e Samuel il Giappone è inquietante, tanto quanto le ordinatissime code per aspettare i mezzi pubblici, per Boosta è una Babilonia della contemporaneità, per Max e Ninja un luogo incredibilmente affascinante. Quest'ultimo afferma che ci si trasferirebbe subito. Avevate qualche dubbio?