Rapporto N. 9

 

Sick and tired

Risorgiamo dai bagordi un po' provati. E come al solito ci troviamo nella sala da pranzo del Lolli Hotel, un piccolo repartino geriatrico dove anche Max passa per un teen ager. Gli ospiti villeggianti dalla mezza età in su si sono ormai compattati in una piccola curva di ultrà e seguono calorosamente la band anche se rappresenta ufficialmente la zona retrocessione della classifica. Giorgio, il cinico bluesman cameriere, con esilaranti aspre metafore da ligure doc, esterna il suo compiacimento per la nostra prestazione di ieri.
Arrivano i discografici della Universal che ci comunicano la conquista del disco d'oro. Tempo di compiacerci il giusto e dobbiamo di nuovo scappare. Max viene strattonato via mentre ancora fa il cronista in diretta per Popolare Network: ci aspettano 105, Montecarlo e un miliardo di altre radio.
Nella postazione di 105 la band incontra Leone di Lernia (!) che incomincia a fare complimenti per la canzone, salvo poi scoprire le origini pugliesi del Boosta e precipitare in uno slang sempre più incomprensibile. Samuel è completamente out. E per tutto il pomeriggio risponderà rave per fave. In genere siamo tutti veramente a pezzi e non riusciamo neanche a mettere in rete il nostro rapporto giornaliero. 
Facciamo foto con facce degne di un film espressionista e non ne possiamo più. Max fa un'intervista con Il Manifesto, L'Unità e altri quotidiani; afferma tra l'altro: "per una fascia di artisti e band come noi - privi tra l'altro di grosse possibilità promozionali - è difficile superare quella barriera impermeabile costituita dall'ingranaggio che lega il music control (rilevamento dati a trasmissione radiofonica) all'accesso alle trasmissioni televisive e che condiziona di conseguenza l'interesse della stampa ufficiale. Sanremo rappresenta un'anomalia in questo sistema, una breccia, ci rendiamo conto che è un po' spropositato, ci saremmo accontentati anche di "qualcosa di più modesto", ma per assurdo questa è stata l'unica possibilità. La differenza fra il festival e un semplice passaggio - magari playback - in televisione o una campagna di spot, è che Sanremo ti costringe a mostrare il volto: per nove giorni sei calato in un mondo che non ti appartiene e che ti consuma. Se non hai un assetto più che solido e le idee chiare, ti spezza. Credo che questo gruppo abbia saputo dimostrare il suo carattere e la sua coerenza rinunciando a trincerarsi dietro il paravento di chi non si vuole confrontare".
Il bar dell'Ariston è frequentato da un losco sottobosco di individui che sembrano uscire da commedie di altri tempi: gli impresari. Per loro Sanremo è sempre stato ossigeno. Un artista sconosciuto e senza grosse ambizioni - per esempio - portato sulla ribalta sanremese, frutta alle amministrazioni comunali - leggasi festival estivi - grossi introiti, in virtù del suo nuovo curriculum televisivo. Poco importa se in playback o se senza copertura radiofonica o se ha venduto manco 10 dischi. Il meccanismo opportunamente oliato con la dovuta spartizione ha funzionato così per anni.
Tozzi è accalappiato da Striscia la Notizia, nella persona del finto Morandi (dio mio neanche un cieco). Il vecchio rocker dal cuore puro non sospetta l'inganno e ci pala insieme per cinque minuti davanti alla telecamera. Disapproviamo questa cattiveria.
Facciamo un'intervista per radio Capodistria che ci comunica un buon seguito giovanile in Slovenia.
Per la serata siamo invitati al dopo festival (no e poi no!) ma non in studio, in collegamento da uno dei migliori ristoranti di Sanremo (ah!) cena pagata ('azz!). Durante la spossata attesa guardiamo scampoli di Festival, Teocoli ribacia Vanessa in diretta. Ci piacciono Bonomo, Molthemi e Margiorje Biondo, il nostro è un giudizio parziale, perché non seguiamo tutta la gara. A cena siamo seduti al tavolo di fronte ad Enrique Iglesias (questa la rimettiamo poi nella rubrica sotto) e quando le telecamere ci inquadrano tardi, ormai ubriachelli oltre che stanchi, biascichiamo idiozie. Solo Boosta riesce con energica Verve a rispondere alle domande di Marzullo (per quanto sia possibile). A letto subito!

 

Agendina Del Chi Cazzo Se Ne Frega

- A cena siamo seduti di fronte ad Enrique Iglesias.

- Gabriele Ferraris oltre al Loden sfoggia anche un paio di Timberlad, che sono ormai modernariato.

Mother - Computer di bordo - 25-02-00

Operazione R.E.M.O