Risorgiamo dai
bagordi un po' provati. E come al solito ci troviamo nella sala da pranzo
del Lolli Hotel, un piccolo repartino geriatrico dove anche Max passa per
un teen ager. Gli ospiti villeggianti dalla mezza età in su si sono ormai
compattati in una piccola curva di ultrà e seguono calorosamente la band
anche se rappresenta ufficialmente la zona retrocessione della classifica.
Giorgio, il cinico bluesman cameriere, con esilaranti aspre metafore da
ligure doc, esterna il suo compiacimento per la nostra prestazione di
ieri.
Arrivano i discografici della Universal che ci comunicano la conquista del
disco d'oro. Tempo di compiacerci il giusto e dobbiamo di nuovo scappare.
Max viene strattonato via mentre ancora fa il cronista in diretta per
Popolare Network: ci aspettano 105, Montecarlo e un miliardo di altre
radio.
Nella postazione di 105 la band incontra Leone di Lernia (!) che
incomincia a fare complimenti per la canzone, salvo poi scoprire le
origini pugliesi del Boosta e precipitare in uno slang sempre più
incomprensibile. Samuel è completamente out. E per tutto il pomeriggio
risponderà rave per fave. In genere siamo tutti veramente a pezzi e non
riusciamo neanche a mettere in rete il nostro rapporto giornaliero.
Facciamo foto con facce degne di un film espressionista e non ne possiamo
più. Max fa un'intervista con Il Manifesto, L'Unità e altri quotidiani;
afferma tra l'altro: "per una fascia di artisti e band come noi -
privi tra l'altro di grosse possibilità promozionali - è difficile
superare quella barriera impermeabile costituita dall'ingranaggio che lega
il music control (rilevamento dati a trasmissione radiofonica) all'accesso
alle trasmissioni televisive e che condiziona di conseguenza l'interesse
della stampa ufficiale. Sanremo rappresenta un'anomalia in questo sistema,
una breccia, ci rendiamo conto che è un po' spropositato, ci saremmo accontentati
anche di "qualcosa di più modesto", ma per assurdo questa è
stata l'unica possibilità. La differenza fra il festival e un semplice
passaggio - magari playback - in televisione o una campagna di spot, è
che Sanremo ti costringe a mostrare il volto: per nove giorni sei calato
in un mondo che non ti appartiene e che ti consuma. Se non hai un assetto
più che solido e le idee chiare, ti spezza. Credo che questo gruppo abbia
saputo dimostrare il suo carattere e la sua coerenza rinunciando a
trincerarsi dietro il paravento di chi non si vuole confrontare".
Il bar dell'Ariston è frequentato da un losco sottobosco di individui che
sembrano uscire da commedie di altri tempi: gli impresari. Per loro
Sanremo è sempre stato ossigeno. Un artista sconosciuto e senza grosse
ambizioni - per esempio - portato sulla ribalta sanremese, frutta alle
amministrazioni comunali - leggasi festival estivi - grossi introiti, in
virtù del suo nuovo curriculum televisivo. Poco importa se in playback o
se senza copertura radiofonica o se ha venduto manco 10 dischi. Il
meccanismo opportunamente oliato con la dovuta spartizione ha funzionato
così per anni.
Tozzi è accalappiato da Striscia la Notizia, nella persona del finto
Morandi (dio mio neanche un cieco). Il vecchio rocker dal cuore puro non
sospetta l'inganno e ci pala insieme per cinque minuti davanti alla
telecamera. Disapproviamo questa cattiveria.
Facciamo un'intervista per radio Capodistria che ci comunica un buon
seguito giovanile in Slovenia.
Per la serata siamo invitati al dopo festival (no e poi no!) ma non in
studio, in collegamento da uno dei migliori ristoranti di Sanremo (ah!)
cena pagata ('azz!). Durante la spossata attesa guardiamo scampoli di
Festival, Teocoli ribacia Vanessa in diretta. Ci piacciono Bonomo,
Molthemi e Margiorje Biondo, il nostro è un giudizio parziale, perché
non seguiamo tutta la gara. A cena siamo seduti al tavolo di fronte ad
Enrique Iglesias (questa la rimettiamo poi nella rubrica sotto) e quando
le telecamere ci inquadrano tardi, ormai ubriachelli oltre che stanchi,
biascichiamo idiozie. Solo Boosta riesce con energica Verve a rispondere
alle domande di Marzullo (per quanto sia possibile). A letto subito!
Agendina Del Chi Cazzo Se Ne Frega
- A cena siamo seduti
di fronte ad Enrique Iglesias.
- Gabriele Ferraris
oltre al Loden sfoggia anche un paio di Timberlad, che sono ormai
modernariato.
Mother - Computer di bordo
- 25-02-00 |