Sono stanco.
Pensiero numero uno.
Finiti i concerti, non penso altro che ad andare a dormire: vita sociale niet, nix, nisba.
Il rischio è quello di perdersi finali “a schifìu” tipo quello di ieri sera, tra un paio di folli che si sono messi a prendere a pugni il furgone e a insultare Max, Ninja e Ivan, al grido di “ci vediamo in Valsusaaaaaa!”.
Prego, ragazzi: io ci abito e vi ospito quando volete.
Quando ci ritroviamo nella hall dell’albergo, questo è l’argomento principe. Un po’ sorrisi, un po’ amarezza, ma questi sono i rischi del mestiere.
Di chi lo fa con il cuore, per essere precisi.
In questi giorni, sto incorporando nuove nozioni geografiche, curiose davvero.
Pensi alla distanza Ascoli-Follonica e dici: che sarà mai, tagli l’Italia per metà e sei arrivato! Seeeee…cinque ore. Brescia-Viareggio? Mah, ci vorrà almeno tutto il pomeriggio…capito un cazzo. Poco più di 250 km, quindi 2 ore e ci sei. Allievo Luca V. bocciato, please. ;)
La buona notizia è che c’è tempo per farsi un pranzetto come si deve, in tutta calma – la cattiva notizia è che, in zona Brescia, quasi tutti i ristoranti sono chiusi per ferie.
Ne troviamo uno sulla strada, indicatoci dalla mirabolante app Around Me di Max Casacci e vai di pappatoria. Oddio, livello piuttosto Y, ma ci godiamo le pareti attorno a noi, su cui c’è appeso di tutto. Alcune foto di: Santana. Antonacci, Vasco e Ligabue. Qualche trofeo di bocce, foto di automobili sportive e…un manifestino pubblicitario di un corso da sub (ma dove caspita lo fai da quelle parti?!?).
Casual, che in inglese significa appunto “casuale”. O “accazzo”, se preferite.
Oggi si viaggia molto bene, con un bel sole fuori dai finestrini e la strada che si snoda lungo gli Appennini tra Parma e La Spezia. Il furgone sonnecchia in silenzio, per cui ne approfitto per mettere l’animo in un centro di gravità permanente (faticoso da raggiungere), con cuffiette e lettore sintonizzato sui suoni più disparati: Murcof, Radio Dept., persino gli A-Ha (!). il connotato è vagamente malinconico, ma la malinconia –quando non è una situazione reale- è un bell’angolino in cui stare. Vedi cosa succede ad aver ascoltato i Cure negli anni 80? ;)
A Viareggio siamo piazzati all’interno della Cittadella del Carnevale. Struttura praticamente nuova -da cui dovrebbe passare il futuro dell’importante manifestazione da cui prende il nome - la Cittadella racchiude un museo, un percorso multimediale e un’esposizione permanente dei maestri della cartapesta, che caratterizzano il Carnevale. Davanti al palco, ci sorvegliano, ad esempio, i faccioni di Papa Wojtyla e di Sergio Cofferati.
Al centro della forma ellittica, la grande arena, che vanta una capienza da 9000 persone in piedi.
La prima persona che ci viene incontro, appena arrivati, è un nostro amico storico, compagno di mille e una notte: Andrea “Andreone” Canavesio. Un vero omone di quasi due metri, di aspetto burbero, ma di una simpatia e di un’affabilità senza paragoni. Andreone è una figura chiave nella Firenze dark degli anni 80, quella che ha dato i natali a Diaframma, Neon e ai Litfiba del fratello Piero Pelù (che mi chiama poco più tardi, tra l’altro..). Proprio di questi ultimi due, diventa rispettivamente tour manager e direttore di produzione. E poi una marea di altri eventi, tra cui spicca anche il Gay Pride 2010, di cui è stato direttore responsabile. Un pezzo da novanta della produzione, insomma.
Per noi è stato una presenza costante di tutti i primi concerti in Toscana, ma adesso erano più di cinque anni che non ci incontravamo, per cui l’affetto si dimostra in dosi ancora più massicce.
Il check è anche oggi una formalità, visto e considerato anche che sul palco il sole picchia ancora alla grande. Però ne approfittiamo per rinfrescare la memoria con un paio di pezzi che non suoniamo da un tot: Il Cielo su Torino e Nuova Ossessione.
Cena leggera, tra verdurine, arista e frutta e mi rinchiudo in camerino, vicino ad un Ninja dormiente il sonno del giusto ;-) c’è parecchio viavai attorno a noi, tra organizzatori, crew e gente varia. È la classica situazione che patisco: prima dei concerti ho bisogno di quella mezz’ora di calma e relax fisico/mentale (chiedere silenzio è troppo)…ma suonare in una band significa anche che non tutti si ha le stesse esigenze e gli stessi bioritmi; bisogna sapersi ricavare i propri spazi – regola d’oro, che vale in tutti i vari momenti di un tour.
Comunque sia, arriva il momento del brindisi e anche dello showtime.
Anche stasera siamo in tanti, oltre 4000, e l’adrenalina non fatica a salire subito al massimo.
Da quel punto di vista, Giorni a Perdere è davvero IL pezzo ideale con cui partire. La bordata drumpunk&bass mi scuote sempre da capo a piedi e poi insegna a picchiare duro, mantenendo il groove rilassato: un ossimoro, che però funziona – più suoni affrettato, più perdi potenza/più stai sul ritmo, più fai male. Avete mai visto Dieguito Maradona affannarsi durante un dribbling? Anche quello è groove!
Bum bum bum e si arriva al finale. Stasera vi sorprendiamo: niente L’Odore e giù di Nuova Ossessione. Finiamo con la disco music suonata con piglio cattiiiivo e filiamo in camerino, dove –in pochi nanosecondi- ci separiamo in tante unità. Samu via, Bubu via, io saluto i ragazzi fuori dalle transenne e schizzo in hotel (sto crollando a pezzi). Max e Ninja sono due irriducibili: dopo il momento autografi, vanno a cena in un ristorante e finiscono alle ore beate in un localino a Viareggio. Con loro Ivan, Andreone e altri ragazzi dell’organizzazione del concerto.
Prima o poi mi farò iniettare in vena un po’ di sangue loro: sono sicuro che dentro ci nascondono qualche segreto genetico. ;-))
Vicio
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