Indignazione e oblio.
Foto dall'Iraq,
foto da Genova
E'stato giusto, come ha fatto Siegmund Ginzberg sull'Unità, accostare quella terribile fotografia, quel piede sul corpo dilaniato di una vittima, al "sonno della ragione che genera mostri". L'abbiamo letta anche noi nello stesso modo. Ma non abbiamo potuto fare a meno, purtroppo, di ricordare altre fotografie: quella in cui il corpo di un ragazzo steso in una pozza di sangue per terra è fatto segno a un calcio di un uomo in divisa; quella in cui compare, vicino alla testa dello stesso ragazzo, una pietra che prima non c'era, come non c'era, prima che il corpo fosse circondato da tanti uomini in divisa e prima che la pietra fosse usata, la profonda frattura sulla sua fronte. Non abbiamo potuto fare a meno di ricordare le testimonianze che davano conto di uno slogan proveniente da un acquartieramento, ritmato e insistente, a troppe voci, che diceva "uno di meno" e "uno, due, tre, viva Pinochet".
L'altra sera, a "Striscia la notizia", hanno osservato, forse non peregrinamente, che quella fotografia in Iraq può essere stata comprata, come è avvenuto per tante altre. Con pochi dollari, in quella situazione, un set cinematografico lo si allestisce facilmente. Se fosse così, la barbarie maggiore sarebbe del reporter, sarebbe "suo" quel piede, e aggiungerebbe disgusto al disgusto.
Ma le foto di Genova non sono state costruite e comprate, sono di gravità almeno pari quanto al gesto, ancora più gravi se si considera il contesto e chi sono gli autori del gesto. Eppure sono state ignorate, o non sono state pubblicate con lo stesso sdegno, o non sono meritevoli di memoria. Noi siamo convinti del contrario, è per questa ragione che vi chiediamo di ospitarci, per informare una parte di opinione pubblica e cercare, tutti insieme, di costruire un argine all'odio che, come il sonno della ragione, è in grado di generare orribili mostri.
I genitori di Carlo Giuliani
Privacy - Copyright ©2023 Subsonica.it - 08531080011
COMMENTI