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SUBSONICA 24/06/03

Concerto a Roma - ..

Concerto a Roma - 15000 persone

Da Cosenza ci trasferiamo al mare. Diamante è il paese in cui ci fermeremo per goderci un day-off di mare e sole, prima dell'impegnativa data di Roma. Svacco da scoglio, abbuffata di pesce, musica in cuffia e letture. "Stupid white men" di Michael Moore (già regista di Bowling a columbine) per Vicio, Little Boy Blue di Edward Bunker per Boosta. Max invece in piena fase mafia e massoni, servizi deviati e manovalanza fascista nell'italia degli ultimi trent'anni, ha appena terminato l'appassionante "Romanzo Criminale" di Giuliano de Cataldo per immergersi nello speculare "Misteri d'Italia" di Carlo Lucarelli.

Arriviamo a Roma nella serata precedente giusto in tempo per assistere ad un bel concerto dei Coldplay alla centrale del tennis.

Molto impegnativa si diceva questa data romana, a partire dall'allestimento e dai mille problemi relativi ad uno spazio poco adatto alle dimensioni dell'evento. Sorvoliamo sulle difficoltà incontrate da Mirco Veronesi e dai nostri tecnici iniziate il giorno di sopralluogo, sulle mille problematiche dovute alla sovrapposizione di competenze e al conseguente rimpallo di responsabilità a responsabili che irresponsabilmente non fanno trovare, mitigate solo in parte dalla generosa disponibilità dello staff dei tecnici di "Fiesta" (un grazie di cuore a loro, gli unici ad aver compreso da subito il rilievo dell'evento) e veniamo direttamente al concerto.

Una folla sterminata, sotto il palco altissimo, sulle terrazze, fino in fondo sul lato sinistro. Gente a perdita d'occhio, braccia piccole piccole che si agitano lontano. Anche noi probabilmente appariamo a molti in formato francobollo. Gli schermi saranno posizionati uno sopra l'altro sull'unico spazio a parete disponibile, l'impianto - incassonato in una struttura di legno e "limitato" per questioni inerenti i permessi legati alla manifestazione - non potrà essere sfruttato al meglio. Ma a giudicare dalla reazione della gente la resa acustica non sarà nemmeno delle peggiori.

Aprono i Mambassa, per celebrare la loro ottava e ultima partecipazione ad un nostro concerto e prepararsi ad un nuovo album forti di una maggiore attenzione da parte del pubblico e dei giornalisti. Si fanno valere. Poi tocca a noi, iniziamo bene da subito. Le casse, a causa della insolita collocazione, risuonano sul palco provocando un po' di disorientamento armonico, ma abbiamo talmente tante date di fila sulle spalle da non preoccuparcene più di tanto. E' un bel concerto, nonostante la stanchezza conclamata da fine tourneè.
Sul finale del primo set con il crescendo di "Depre", Max e Raffa si accordano ammiccanti per il lancio (cialtrone) di spalle della chitarra. Mossa sbagliata, lancio fiacco e chitarra che mentre Max resta con un oplà in posa da trapezista bulgaro corredato da sorriso ebete, si fracassa al suolo con un catastrofico sblenghclangsreng molto futurista. Il lancio era imprendibile anche per l'esperto backliner. Una l'avevamo seppellita in Sardegna, l'altra per questa sera risulterà inutilizzabile. Non resta che attingere al deposito chitarre dei Mambassa. Una più insuonabile dell'altra.

Durante il bis Max cambierà più sei corde che Cristiano Godano in tutto il tour dei Marlene. Ma non per questo ci perderemo d'animo. Dopo una bizzarra Giungla Nord eseguita con una Jaguar modello 62, per la quale evidentemente occorre un patentino o che comunque non è semplice imbracciare al volo di fronte a quindicimila persone, azzeccando la giusta combinazione di selettori, potenziometri e pulsantini, si passa da una Telecaster "incidentata" giusto giusto durante l'ultimo concerto della band di Bra (è caduta e non tiene l'accordatura). Si passa poi ad un'ulteriore Telecaster con un'altezza di corde da tiro con l'arco. Alla fine il nostro chitarrista troverà pace imbracciando la sua vecchia e pesantissima Gibson. In tutto questo in realtà il concerto procederà bene in piena scioltezza per giungere fino a "Sole Silenzioso". Da segnalare anche una mano di Samuel nei suoi pantaloni che genera una tempesta ormonale nelle prime file e espressioni di disappunto divertito nel resto della band.

Il pubblico, nonostante l'altezza del palco e la distanza dalle prime file, farà sentire la sua presenza in modo davvero spettacolare per tutte le due ore. Al termine dell'ultimo brano un Boosta particolarmente ispirato lancerà la base di "Nicotina Groove" abbastanza a sorpresa. Scelta molto apprezzata dai frequentatori subsonici di lunga data. A questo proposito non possiamo certo dimenticare che la data romana è stata anche teatro di un grande raduno di navigatori del sito sezione Bachat, sottolineato ad un certo punto da una scenografica accensione di "stelle di natale" durante un momento d'atmosfera.

Gli organizzatori di "Fiesta" hanno incominciato a prendere sul serio l'evento nel momento in cui si sono resi conto dell'enorme coda di pubblico già presente fin dalle nove, manifestando una certa eccitazione. Peccato che molte nostre richieste precedenti, atte a mettere "tutti" gli spettatori (noi invece sapevamo già quanti sarebbero stati) nelle condizioni migliori per assistere all'evento, siano suonate come campane sorde fino a quel momento. Affronteremo le future date in città con un più ampio margine di autonomia, sulla scelta dei luoghi e dei referenti. Anche perché già nel precedente passaggio invernale al Palamarino il concerto è stato penalizzato dalla struttura. Roma è una città che a noi ha sempre dato tantissimo e sarà necessario rispondere nel migliore dei modi a questa straordinaria accoglienza.


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