Il risveglio a Chieti è contrassegnato dalle rogne del Boosta riguardanti i rumori nella sua stanza d’albergo. Una litania che si protrarrà a lungo, e conterrà immagini di torture e omicidio nei confronti di albergatori, agenzie che prenotano motorini che scoppiettano, operai che divelgono…. C’è chi in silenzio immagina di mandarlo una settimana a soggiornare in uno slum di Calcutta, chi invece osserva che nell’hotel in effetti mancavano pure le coperte e faceva freddo. Stando alle nostre osservazioni statistiche (tipo 3 volte passati di qui nella vita) a Chieti fa comunque sempre freddo. Anche in piena estate.
Si parte con Boosta che non riesce a contenere il suo malumore in sottofondo e Max che osservando la silouette di Ivan alla guida sentenzia “fai schifo dovresti metterti a dieta, ciao una ventrazza che sembra un air bag esploso”.
Il camper percorre la A25 attraversando gli appennini. Samuel dorme in cuccetta, Boosta legge Vicio si disattiva come sempre con l’I pod in cuffia e tutti che gli sussurrano i peggiori insulti sorridendogli, Ninja che smanetta con il portatile per sistemare meglio il sito, Max che risponde ad alcune interviste telefoniche.
Il palazzetto di Andria è piuttosto lontano, in mezzo alle campagne. Il Palapartenope di Napoli non dava sufficienti garanzie di sicurezza riguardo alle esigenze di montaggio del nostro palco. Molti giudicavano la scelta di Caserta catastrofica rispetto alla lontananza dal capoluogo, alla pigrizia degli spettatori. Morale: 7000 biglietti sono stati comunque prenotati e questa risposta ha zittito i più scettici.
La struttura è enorme e l’acustica sarà sotto controllo solo in alcune zone.
A pranzo Max ha fatto fare il segno di croce a Ivan per farlo pentire Ivan di aver ordinato un piatto di Lasagne. Con la merenda in camerino la gag prosegue. Effettuiamo il check, riceviamo una maglietta e un po’ di materiale da parte di Unità di strada un’associazione per la riduzione del danno impegnata nel campo delle tossico dipendenze.
Cena, manca il Ninja. Dov’è? Stava lavorando al portatile in camerino, il cellulare non risponde, Ivan parte per andarlo a cercare strillando Niiiiiiiinja!!!!NIIIIIIINJA!!!!!!! sentiamo la voce perdersi risuonando nell’acustica del palazzetto niiiiiiiiiiiiiinjaaaaaaaaaaaaaaaa mentre sul cellulare appare la scritta chiamata ninja rispondere?. E cazzo, certo che si rispondiamo: “dove sei?” La chiamata è disturbata “…azz…..q..c.glion..van…….m…ch..s….chiav….nel..camerino e non c’è camp….”
E in sottofondo sempre più lontano niiiiiiiiiiiiiiinjaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!
In pratica il nostro diafano batterista sopportando orribili sforzi da contorsionista dopo essersi arrampicato ovunque per cercare una misera tacca ci stava comunicando di essere stato chiuso a chiave in camerino dallo stesso Ivan. Il quale nel frattempo“: niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiinjaaaaaaaaaaaaaaaaaadovecazzooooooooooseeeeii i????
Di fianco al camerino c’è un piccolo campetto da basket, con i canestri e tutto il resto C’è pure una palla da basket e c’è un giovane tastierista amante della vita dinamica, del pericolo, degli sport estremi che sprezzante del rischio si mette a palleggiare, a tentare ciuff in elevazione, finte e controfinte terzo tempo e oplà. “Mignolo fratturato” sarà la sconcertante diagnosi del medico di turno in zona ambulanze. “In effetti per gonfiare è gonfiato eccome e durante il concerto mi ha fatto parecchio male”.
Ma torniamo indietro……al concerto. La stanchezza c’è, però c’è anche il pubblico di Napoli. E per la prima volta dall’inizio del tour è davvero molto numeroso. Luci, il boato è di quelli che boato che ti scuotono. Partiamo con una “giorni a perdere” aggressiva e teniamo lo stesso tono, molto pestato, anche per gli altri brani dell’inizio, ma forse non è il modo giusto per interpretare l’atmosfera e le condizioni acustiche del luogo. Arriviamo alla prima barriera, con”Sole Silenzioso” chitarra e voce. Da lì in poi prendiamo meglio le misure e cresciamo bene fno alla fine del concerto dominando caldo e fatica. Il pubblico è strepitoso, un particolare curioso spicca tra le mani di un ragazzino occhialuto: uno striscione stampato con la scritta Ninja sei il migliore (o qualcosa di simile) con tanto di logo con l’occhiale stilizzato. Il pubblico da queste parti ha una vitalità incredibile, volti, espressioni, movimenti, sorrisi, sono davvero un bello spettacolo dal palco. Questa sera non prevediamo attività mondane di sorta, in compenso la strada è imbottigliata e ci metteremo un’ora a raggiungere l’hotel. All’uscita del palazzetto il camper viene amorevolmente preso d’assalto da una trentina di ragazze e di ragazzi, molti picchiano con le mani sulle finestre, sembra un film dei Beatles, ma anche il finale di Zombie di Romero. Salutiamo e sorridiamo, anche perché i volti sono distesi e a dispetto del fracasso che si sente da dentro non isterici.
L’albergo Vanvitelli, scongiurerà le lamentenele anche del principino più esigente. E’ una tipica esibizione di sfarzo campano, ovvero il barocco inteso come qualsiasi cosa purchè ci sia un sacco di roba. Una sorta di lusso Italo-americano, per capirci, un architettura da torta nuziale con lampadari in simil cristallo larghi due metri, ori, stucchi, statue e fontane. E’ esagerata anche la fornitura del comfort. Ci godiamo la situazione, anche perché siamo a pezzi e del doman non c’è certezza. C’è chi trova la forza di uscire alla ricerca di un ristorante e cenare con alcune ragazze romane che sono riuscite ad arrivare fin qui.
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