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SUBSONICA 13/11/08 02:38

a luci bianche (comunicato)

SUBSONICA
IL CLUB TOUR 2008


Lanciarsi “Nel vuoto per mano” richiede fiducia e un po’d’incoscienza.
A questo i Subsonica invitano il proprio pubblico con la tournée autunnale nei club italiani: avventurarsi insieme in uno show sperimentale, che comincia prima dell’inizio e termina dopo la fine.
Agendo contemporaneamente sul fronte acustico e su quello visivo, nel tentativo di valorizzare anzitutto l’interazione fra i due elementi.
Così è il concerto vero e proprio, diviso in due parti: la prima orchestrata intorno alla selezione di brani inclusa nell’antologia “Nel vuoto per mano”, incluso l’inedito “Il vento”,
e la seconda modulata invece sul formato dance, creato da una pulsazione ritmica costante su cui le canzoni fluiscono senza soluzione di continuità,
sulla falsariga di quanto realizzato con successo in estate al Privilege di Ibiza e di recente nei sold out al Forum di Londra e al VK di Bruxelles.
Ad accoglierlo è una rigorosa ambientazione in bianco e nero: il bianco delle luci e il nero del buio in sala.
Minimalismo dal massimo effetto sensoriale, per mettere a nudo le canzoni.
E quelle stesse luci bianche a intermittenza solcano i momenti di pausa: prima dello spettacolo e fra una parte e l’altra dello stesso.
Abbinate ai suoni della presunta “droga acustica” chiamata I-Doser. Che poi altro non è che una rielaborazione maliziosa dell’idea di ambient music coniata 30 anni fa da Brian Eno.
Sonorità ampie ed evocative, che concedono spazio all’immaginazione e all’autosuggestione, a maggior ragione se amplificate – come in questo caso - da un vero sound system.
Ed è appunto questa l’intenzione dei Subsonica: affrontare col proprio pubblico un viaggio in zone non completamente esplorate.
In due parole: uno show stupefacente.


SUBSONICA 12/11/08

Concerto al NewAge - Roncade (TV) - 1000 persone (

Concerto al NewAge - Roncade (TV) - 1000 persone (esaurito)


SUBSONICA 11/11/08

Concerto al NewAge - Roncade (TV) - 1000 persone (

Concerto al NewAge - Roncade (TV) - 1000 persone (esaurito)

Un week end trascorso a letto e un Lunedì notte praticamente insonne, tra postumi influenzali e il gatto che come sempre quando vede una valigia pronta fa di tutto per rendere la vita difficile, miagolando e prendendo a zampate gli oggetti più rumorosi.
Fortunatamente la Gibson per alcune date di questo tour metterà generosamente a disposizione il suo bus, che per un chitarrista è un autentico pullman dei balocchi e oltre ad essere allestito con chitarre e amplificatori (ci si possono improvvisare anche delle prove, lo si può utilizzare come ufficio di produzione. Oltre che per trasportare tecnici e strumenti), ha comodi divani. Lascio alle prossime giornate di tour la gamma delle sei corde disponibili e mi butto subito a dormire, per recuperare tutte le energie possibili. Vengo svegliato per un’ intervista telefonica con il corriere mercantile e per la sosta autogrill. Non mi sento per nulla in forma, difatti a metà del pranzo, dopo un giramento di testa e un rapido cambio di colorito  svengo, allarmando non poco gli altri che immediatamente si improvvisano infermieri. Dieci minuti e un bicchiere di acqua e zucchero dopo, è tutto passato. Usciamo tra gli sguardi curiosi della gente e rientriamo sul bus. Riaprirò gli occhi direttamente a Roncade.
Ovviamente sono preoccupato per il concerto di questa sera, ma ho ancora diverse ore per recuperare.
L’ingresso nel locale è un salto indietro di almeno sette anni: le dimensioni del palco ridotte l’assenza di scenografia, le poche persone al seguito, tutto ricorda i concerti dei primi album. E la sensazione è straordinariamente piacevole, quasi rilassante.
Abbiamo optato per il massimo dell’essenzialità, al punto da fare scomparire anche i colori dalla scena.  A fare da cornice alle canzoni di questo concerto ci saranno il bianco delle luci e il buio dei locali, oltre ad un piccolo esperimento psico acustico. Prima e durante il live, infatti,  diffonderemo, come atmosfera preparatoria, alcune frequenze di I doser: la famigerata droga acustica, intorno alla quale è stato creato un po’ di baccano qualche tempo fa.
Poca roba per chi pratica da anni la musica ambient, ma abbastanza per creare uno stato d’animo adatto al concerto, per decongestionare la mente e per prepararsi ritualmente a ricevere al meglio le sensazioni dello spettacolo.
Una quindicina di minuti di marjuana sonora e si parte.  Improvvisamente tutto diventa molto più semplice, rispetto ai grandi palchi estivi e alle produzioni da palasport. Non c’è niente da fare, le dimensioni ridotte sono più facili da affrontare. Più facile trovare il groove, più semplice e naturale muoversi…l’unica difficoltà a volte è data dalla mancanza di ossigeno, ma anche se il new age  strabocca la situazione è decisamente accettabile.
Il concerto fila liscio nonostante i cambi di strumento per la parentesi acustica e alcune tempistiche necessariamente ancora in fase di rodaggio. Il pubblico è bello, appassionato e rumoroso, ma non isterico e alla fine del concerto mi concedo anche un giro in sala dove tra  abbracci, foto, firme, profumi baci  e sudore riuscirò a salutare alcune vecchie conoscenze.
E’ bello anche sapere di non dovere ripartire domani, ma di restare per la seconda data, avendo una mezza giornata a disposizione.
Guidati dall’entusiasmo irrefrenabile di Boosta raggiungeremo una multisala per goderci il nuovo 007 “quantum of solace”. Boosta pretenderà di arrivare al cinema mezz’ora prima per meglio prepararsi all’evento, come i bambini. E proprio come i bambini ci permetteremo anche di applaudire le scene più calde, visto che la sala a dispetto delle ansie del tastierista sarà semi deserta.
Alle cronache fotografiche del Ninja che qui seguiranno mi permetto solo di aggiungere un piccolo commento di spiegazione. Qual soprabito in finta pelle (modello maniaco dei giardinetti) che indosso a petto nudo e collanazza in bella vista, non è alto che il frutto di una scommessa maturata in camerino prima di decidere l’uscita per l’ultimo brano. Ho acchiappato al volo dall’attaccapanni l’acquisto berlinese del nostro manager e rivolgendomi agli altri…”quanto mi date se esco così?”. Inclusi i tecnici ci ho fatto 120 euro. Sottraiamo pure le spese di lavanderia per Alle, direi che non c’è male.

Max

ninja 06/11/08 13:05

barackopoli2: per rinfrescarsi la memoria

da http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/
MARCO TRAVAGLIO:

Il primo a sbilanciarsi, il 7 marzo, fu Gianfranco Fini: “Gli Stati Uniti non sono ancora pronti per un presidente nero”. Ma il momento decisivo per le sorti delle elezioni americane fu la discesa in campo di Giuliano Ferrara, stregato da Mc Cain, ma soprattutto da Sarah Palin: “L’abbiamo scoperta noi”, gongolava il Platinette Barbuto, noto esperto in fiaschi, esaltando le virtù profetiche del suo talent scout addetto alle catastrofi, Christian Rocca, già noto per aver annunciato il trionfo in Irak e per aver scoperto i neocon quando negli States non osavano più mettere il naso fuori di casa. Ecco, quello fu il momento della svolta per Obama. Lì fu chiaro a tutti che McCain era spacciato.

Per chi avesse ancora dei dubbi, provvidero a dissiparli gli interventi in extremis di due noti analisti padani, Roberto Castelli (“Mc Cain è una garanzia per la difesa della civiltà cristiana sotto attacco dei musulmani”) e Roberto Cota (“John offre maggiore sicurezza contro l’Islam”), nonché del noto stratega Maurizio Gasparri (“Dovesse vincere Obama, prenderei le distanze della Casa Bianca”). Non che la palma delle previsioni sballate sia un’esclusiva italiana. Ancora il 2 novembre John Zogby, “il guru dei sondaggi”, comunicava che “Mc Cain è in rimonta e può vincere, ormai ha superato Obama, 48 a 47%”. Ma i provincialotti italioti che scambiano le speranze per la realtà e pensano di orientare dall’Italia il voto americano, non ci han fatto mancare proprio nulla. Soprattutto sugli house organ di Berlusconi, che solo un mese fa passeggiava mano nella mano con l’amico Bush, lo sguardo rapito, il cuore palpitante, ripetendogli che “sei stato un grande, presto ti verrà riconosciuto, passerai alla Storia”, mentre persino George lo guardava scettico e persino McCain pregava il presidente più impopolare del secolo di non farsi vedere dalle sue parti.

Sull’immancabile sconfitta di Obama, il Giornale ha dato il meglio di sé. Mauro della Porta Raffo, il “gran pignolo” che fa le pulci ai giornali e ci azzecca sempre, ma con gli oracoli un po’ meno, non aveva dubbi: “Adesso vi dico: John Mc Cain il prossimo 4 novembre vincerà”. E Paolo Granzotto, entusiasta: “Resto anch’io dell’opinione che il vecchio eroe sbaraglierà il giovane vagheggino… Sarah Palin trascinerà Mc Cain alla vittoria”, anche per via della “veltronizzazione della campagna del damerino Obama: e con Veltroni, si sa, si va dritti alla sconfitta”. Insomma, “Mc Cain gli farà la festa”. Mario Giordano, rabdomante dal fiuto infallibile, produceva titoli del tipo: “Ecco perché la strana coppia Mc Cain-Palin può arrivare alla Casa Bianca”. E rimbeccava i lettori rassegnati alla vittoria di Obama: “Ma lei è così sicuro che vincerà Obama? Io ho qualche dubbio”. Immediatamente avvertito a Chicago, Barak faceva i debiti scongiuri. Anche perché, ad allarmarlo vieppiù, c’erano gli editoriali di Maria Giovanna Maglie, che ha con i dati elettorali lo stesso rapporto elastico dimostrato con le note spese alla Rai. La generalessa, che scrive con l’elmetto e il colpo in canna, non ci poteva proprio credere che gli americani votassero per quell’”estremista inesperto e poco capace”, “contrario infantilmente alle centrali nucleari”, uno che “ritirerebbe incoscientemente le truppe dall’Irak”, che “rappresenta solo una fetta minoritaria di radicali”, per giunta negro, tant’è che “gli elettori democratici sono i primi a dubitarne”, ma “dubitano pure gli indecisi, gli indipendenti, i fan di Hillary”. Mentre “Old John” (così lei chiama McCain, nell’intimità) “parla da Presidente”, “può vincere le elezioni perché è un candidato credibile” e poi “ha trovato un vice ideale in Sarah Palin, la donna tutta valori, determinazione e capacità oratoria”, ma soprattutto “è pronto a costruire 45 centrali nucleari e aumenterebbe le truppe in Irak”, dunque “io dico che ce la fa”, “nonostante il can can dei media nazionali e internazionali”, tutti in mano al Comintern. Se invece “dovesse farcela Obama, sarà una vittoria di misura” (infatti avrà la maggioranza parlamentare più ampia dalla notte dei tempi). La Maria Giovanna lo vedeva già alla Casa Bianca, l’amato Old John: “Da presidente ridurrà il potere di Washington e, da vero patriota, difenderà la sicurezza degli Usa”. Pazienza, la difenderà da casa. Ma, nei momenti di sconforto, potrà sempre consolarsi con qualche visita di Maria Giovanna Maglie.

Anche il Foglio ci ha lasciato pagine indimenticabili, tutte sull’inevitabile disfatta del nero Barak. Il Platinette, dall’America, ispirava titoli tambureggianti: “Ed è subito Sarah”, “Vi fareste governare da Obama?”, “Perché l’idraulico Joe è il miglior alleato del soldato Mc Cain”. Sotto, le meglio firme del bigoncio si esercitavano nell’arte dell’oracolo.

Marina Valensise, altra neocon de noantri, credendo di farle un complimento, scriveva che “la Palin somiglia alla nostra Gelmini: una tigressa dura, determinata, sicura di sé, temprata dal gelo polare, travolgente come un animale selvaggio… una mamma che si batte contro un parolaio idealista”. Stefano Pistolini la definiva “l’ultima arrivata, forse la predestinata”. Infatti, è stata la palla al piede del povero McCain. Ma Christian Rocca, lo scopritore: “La Palin è un Obama al quadrato”, donna dall’”appeal a tratti profetico e messianico”, un incrocio fra “Bob Dylan e Erin Brockovich”, come pure il suo presunto gemello Barak, insomma “pare lei la candidata presidente e Mc Cain il suo vice”. E Obama: per l’esperto Rocca, “il candidato perfetto per una serie televisiva”, “elitario, intellettuale, troppo di sinistra e incapace di connettersi con il paese”, una “bolla che potrebbe sgonfiarsi rapidamente” visto che “da mesi viene rifiutato stato dopo stato, primaria dopo primaria, dalla working class del suo stesso partito, dai poveri, dagli ispanici, dai cattolici, dagli anziani, dalle donne, dagli ebrei e da qualsiasi categoria sociale e razziale a cui non appartengano afroamericani, studenti, intellettuali, miliardari, divi di Hollywood e fighetti”. E queste - si badi bene - “non sono opinioni”. Tiè. Resta da capire chi diavolo abbia votato per Obama. All’insaputa di Rocca fra l’altro.


boostack obamoni 06/11/08 10:24

di onestà' intellettuale e di opinioni

certo che possiamo!
buongiorno ai primi giorni dell'era nuova.
è bello svegliarsi sapendo di poter credere al cambiamento.

per cio' che riguarda il commento sottostante naturalmente il ninja è colui che
meglio rappresenta l'emblema dell'uomo del terzo millennio e mi associo ai cori che ne invocano
una piu'attiva partecipazione al dibattito polico attualmente in corso.

io c'ero il 25 ottobre.
non approvo per nulla il commento disfattista sulla manifestazione e su Wolt, mi sembra davvero retaggio di una old school che ha dimostrato pochezza allarmante negli ultimi anni.
rivendico con piacere e con il sorriso l'entusiasmo di noi 250 mila milioni-decine di persone che hanno respirato il proprio momento di comunione e di cuore aperto insieme ad una persona che, con tutte le difficoltà del caso, si fa carico di un mestiere non da poco in questa consunta democrazia.
si dice che sia uno sporco lavoro, ma qualcuno lo dovrà pure fare.


poi.
bando alle discussioni e gloria alla memoria.
un anno fa moriva Enzo Biagi.

http://www.articolo21.info/7630/notizia/enzo-biagi-se-ne-andato-un-anno-fa-oggi.html

ci associamo con rabbia e speranza al ricordo di un Uomo.
una delle corde vocali della nostra democrazia e della nostra storia.
costretta al silenzio da uno "statista" all'altezza del suo ruolo solamente sulla pedana rialzata di un privè tra bottiglie e ragazzetti.

ma tant'è .
oggi ricordiamo che in Italia esistono e sono esistiti uomini migliori di quelli che parlano a nome nostro sul tavolo del mondo.


certo che possiamo!
guardiamo le strade in questi giorni, tra sedie, banchi e lavagne sui marciapiedi.
è l'alba di un nuovo giorno.
come ogni giorno dovrebbe essere.






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