ecco qualche appuntamento con chiacchiere e canzoncine:
lunedì 17.11 11.30-12 radio deejay (live acustico)
martedì 25.11 14.00-15.00 scalo 76 rai 2
venerdì 28.11 14.30 fnac napoli
giovedì 04.12 20.30 fnac (soci) roma (live acustico)
la trasmissione del 17.11 è online sul sito di radio deejay
ieri sera 14 /11 a fine concerto ci siamo sentiti in dovere di dedicare "Preso blu" a quanti come noi si sono sentiti feriti dalla sentenza di sostanziale assoluzione per i fatti di Genova.
Lungi da noi il volere alimentare le fiamme dell'odio indiscriminate contro chi lavora nelle forze dell'ordine. Però esiste uno scollamento troppo grande tra testimonianze, immagini e notizie di quelle maledette giornate nelle quali la democrazia è stata barbaramente eclissata, e l'entità della responsabilità attribuita.
Ci sembra la solita misera auto assoluzione che in Italia da un certo livello in sù i poteri si concedono. Vale per la politica, vale per il calcio , vale per la violenza a questo punto purtoppo legittimata.
Mi sveglio all’alba delle 12, ma scopro di non essere l’unico pipistrello.
Nella hall infatti trovo solo Ninja e un Boosta molto divertito che sta tentando di scaricare dal web un antifurto che abbaia(!) per il suo cellulare. Compiaciuto della nostra curiosità passerà in rassegna tutte le micro cagate con le quali ha accessoriato il portatile: sintetizzatori giocattolo, un accordatore, la spada laser di guerre stellari…dopo una mezz’ora e un quotidiano sfogliato fino agli annunci mortuari scendono anche gli altri.
Mangeremo qui vicino in una valida trattoria emiliana per poi metterci immediatamente in viaggio.
La sezione agonismo incomincia un torneo di fifa tra urla e insulti reciproci, io in fondo al bus suono un po’ di acustica, per starci alla larga….ma poi ci ricado. Oramai devo ammettere a me stesso ciò che da almeno una settimana risulta evidente a tutti….sono infognato. Non riesco a stare lontano dai cofanetti dvd di “24 ore”. Mi sparo raffiche di puntate fino a notte fonda per poi ricominciare il giorno successivo. Tra esplosioni, torture, pistolettate e mani in faccia al limite del politically correct le avventure in “tempo reale” di Jack Bauer sono oramai una “scimmia quotidiana”. Oggi mi tocca pure assistere e preoccuparmi per la minaccia di un virus letale con il quale viene minacciata Los Angels. Mi dico “una e poi basta”, diventano subito due.
Chiudo il computer, sfilo le cuffie, raggiungo gli altri e divento un voto decisivo per spegnere la playstation e proiettare “Maradona” di Emir Kusturica: un documentario sulla storia del più grande calciatore del mondo, indagato piuttosto bene anche nelle zone più buie della sua controversa vicenda. Mi colpiscono diverse cose, tra le quali le sue toccanti riflessioni sulla sua dipendenza da cocaina, la ricostruzione delle origini misere della sua famiglia, e una considerazione di Kusturica su come la nobiltà sia ormai merce preziosa più di casa presso chi lotta per mantenere con fatica una condizione dignitosa nel disagio della povertà, che non presso le classi agiate e oziose del mondo privilegiato.
Poi mi incuriosisce anche il fatto che Diego Armando continui da sempre, a fare il segno della croce ogni volta che entra su un campo da calcio, anche solo per un’intervista, quasi stesse varcando la porta di una chiesa. Una cosa simile a ciò che succede nelle palestre di arti marziali. Il saluto al luogo, alle presenza che si suppone lo circondino.
Forse non c’entra molto, ma a me capita di sentirmi in dovere di ringraziare gli dei della musica, per esempio ogni volta che incontro un musicista in strada, offrendo qualche cosa.
Ma magari da questa sera, in aggiunta un “ciao com’è?” al palco glielo butto lì.
Siamo arrivati. Ci sono già alcuni terrestri sul posto, tra i quali alcune facce note. Chilometri e ore di attesa per godersi la prima fila, o semplicemente un rituale da consumare insieme a persone conosciute sotto il palco e diventate nei mesi amiche. A volte, non semplre, capia di potere intercedere con i proprietari del locale e permettere a qualcuno di assistere al sound check. Oggi è uno di quei giorni.
Solitamente non mangio prima dei concerti, per favorire l’adrenalina, ma mi piace fare un giro per vedere dove sono capitato. Quindi seguo gli altri al ristorante giusto per godermi un po’ i carrugi di Sestri.
Rientrati al locale salutiamo alcune vecchie conoscenze: Edo, Stefano, e una faccia vagamente nota che riconosco solo dopo un po’ essere quella dell’attore dell’ultimo clip. Davide, Davide Paganini è il suo nome. Facciamo qualche chiacchiera ed è già ora di salire. Il club è stracolmo di un pubblico molto vario per età e per eterogeneità. Giovani dal viso pulito, rastamannicon dredlocks, qualche metallaro, biffe, tatuaggi a petto nudo e signorine di tutto punto vestite.
Partono le frequenze di Idoser, una deciana di minuti di frequenza “dopanti” (si fa per dire) e saliamo con l’intro di Piombo. Il pubblico ligure è un pubblico da conquistare e noi ci prendiamo tutto il tempo. Abbiamo tre concerti nelle gambe, per i quali non ci siamo certo risparmiati. Saliamo piano ma ben presto ribaltiamo il locale.
E’ un bel locale con un palco alto e un’ottima visuale. L’unico problema è avere il batterista in mansarda, staccato dal resto della scena e posto molto in alto. Chiudiamo il primo set, togliamo magliette e cambiamo pantaloni fradici che la Energie (tanks!!) fortunatamente fornisce in quantità necessaria per soddisfare le esigenze delle sudatissime tourneè e indossiamo le camice di tessuto plastico fosforescente, amorevolmente cucite per noi dall’amica Gaja , sartina e stilista conosciuta in città per il suo marchio artigianale “love the d.j.”
Bianche come le luci, e come i manifesti del tour e sintetiche come il set techno che contraddistingue la seconda part del concerto. E parte il ravone. E si balla, tutti ballano e da sopra è davvero un bello spettacolo.
Ci sarànel finale ancora tempo per un doveroso bis e per vivere insieme ai ragazzi di Genova la delusione, lo sdegno e la rabbia per la sentenza di sostanziale assoluzione dai fatti del G8, cantando insieme a loro “Preso Blu”. Mi sento in dovere di presentarla, senza volere aggiungere la violenza nelle parole a quella che è già stata indelebilmente versata, ma per condividere un’ingiustizia, forse per sentirla, con ciò, più accettabile.
Alla fine del concerto resteremo una mezz’ora per poi ripartire verso Torino. Alcuni hanno grane da risolvere in città. Ma nessuna mai grande come quella di Jack Bauer che deve affrontare la minaccia del virus letale che i terroristi hanno liberato nel condotto di areazione di un’albergo mentre la gente incomincia a sanguinare dal naso e vorrebbe scappare ma gli agenti del ctu non lo consentono e sparano per evitare che il contagio si diffonda che poi anche loro sono stati a loro volta contaminati….insomma un macello.
Max
Facciamo un salto indietro, di 9 anni quasi esatti:
15 ottobre 1999 - i Subsonica suonano al Fillmore di Cortemaggiore ed è la seconda volta che calca il palco con la band un giovanotto che risponde al nome di Vicio.
Ragazzi, quanti ricordi! I primi viaggi con quegli altri quattro sciagurati, il furgone (che nel 2002 purtroppo ci venne rubato) con il suo letto e il suo televisore/videoregistratore/Playstation, i locali che allora mi sembravano tutti enormi e la sorpresa a vederli ogni sera pieni…ingenuità che fanno tanto bene all’animo umano.
Sono passati tutti questi anni, e di acqua sotto i ponti ne è passata proprio tanta, portando con sé successo, miglioramenti, crescite individuali, scazzi e voglia di mandare tutto a quel paese. Eppure ci ritroviamo qui, gli stessi cinque elementi e quasi le stesse persone attorno, tutti pronti a fare un giro di club, profumato di emozioni targate 1999.
Oggi la tappa è proprio il Fillmore di Cortemaggiore e il mio cervello naviga fra questi pensieri.
L’appuntamento è nell’abituale Piazza Vittorio, che però stavolta ha un nuovo ospite sul suo rinnovato pavet…un enorme tour bus targato Gibson (famosissssssima marca di guitars), rosso fiammante e decisamente impossibile da ignorare. Tamarro? Mah, un po’ sì, ma a ‘sto giro ce l’hanno “prestato” in endorsement -in cambio giusto di qualche filmato sopra e nulla di più- per cui si può chiudere un occhio.
Lo so, del bus un po’ ne ha già parlato Max, ma credo che lui sia meno sensibile di me (e Boosta) a certi argomenti: lo sapete che su questo stesso mezzo ci hanno viaggiato Aerosmith, Whitesnake, Motley Crue e i Kiss al gran completo? Smells like Rock’N’Roll, baby.
Dentro c’è tutto il possibile immaginabile, inclusa una specie di sala prove viaggiante…tutto biasimabile, se volete vederla da un certo punto di vista integralista, ma si viaggia comodi e tranquilli…e per gente come noi, che passa la maggior parte del tempo su un’autostrada, non è cosa da poco.
Altrettanto Rock è il nostro driver, Josè, uno spagnolo di Barcellona, sposato con un’italiana e residente a Parigi – uomo di poche parole, ma di molte Marlboro, appassionato degli Ac/Dc, il cui ultimo disco gira in heavy rotation a tutto volume.
Non potete neanche immaginare la gioia di Ivan, finalmente alleggerito del fardello della guida, libero di godersi il viaggio “dall’altra parte”. Anche se in segreto si bea della sua decennale esperienza di guida, quando c’è da consigliare Josè sulla via più breve da prendere…
Il viaggio, dopo una breve riunione lavorativa nella sala in fondo al bus, è dominato da un partitone globale a Fifa 2009, eccetto che per Max- che preferisce rimanere a chiacchierare con la nostra preziosa collaboratrice Silvia. Calcio, dicevamo…sul nuovo mega schermo, i nostri scontri prendono una piega ancora più astiosa e si rischia di saltare il concerto per rissa. ;-))) Questa volta prende parte del gioco anche Arrazzo – e non vi dico le risate ai suoi continui “noooooo…..che sfigaaaaaaaa!!!” .
Sta di fatto che in un battibaleno arriviamo a Cortemaggiore.
Le immagini della mia seconda volta subsonica sono tutte lì, nitide come non mai e anche gli odori mi sembrano gli stessi…solo le dimensioni del locale sono cambiate ai miei occhi – un paio di tour nei palazzetti ti sballano decisamente il concetto di “grandezza”.
Il soundcheck mi rende più felice che al New Age dove,a causa del rimbombo, ho dovuto abbassare il volume dell’amplificatore praticamente a zero (solo sul palco, ovviamente!!) e sacrificarmi per Samuel ;-) Qui il problema non sussiste: il Fillmore è un ex-cinema e suona bene, molto bene. Non vorrei essere ripetitivo, ma sentire bene l’incastro tra cassa e basso, per me significa “YEAH!”.
I club sono caratteristici anche per i camerini-ben più piccoli e “sudati”di quelli dei palazzetti- dove le band di passaggio sono solite lasciare il loro imprinting con scritte di ogni tipo: il foto-report del Ninja ve ne illustra qualcuna proprio interessante…
Vabbè, sta si fatto che per una serie di fattori, l’atmosfera che regna fra noi è rilassata e siamo nell’ordine di idee di suonarcela fino in fondo. E farvi ballare.
Il concerto qui al Fillmore mi diverte fin dalle prime note: ho ripreso la mia posizione dietro, sopra la pedana, e domino lo scenario. Forse sono un po’ più fermo del solito, ma giusto perché vedo i miei tre soci in prima fila scattanti come non mai…e allora mi concentro sul groove in chiave di fa. Stasera ci piantiamo solo su Dentro i miei vuoti, dove il vecchio vocoder di Samu decide di fare le bizze – al “buona la terza” ce la facciamo e scivoliamo via agili. La seconda parte di questo show è quella che mi “scalda” di più (dance e indie rock-oh sì sì) e infatti i pezzi volano alla velocità della luce. I nostri continui sorrisi penso che siano una buona prova del fatto che ci stiamo scialando!
Anche il dopo show mi ricorda gli anni passati e,pur se la musica del dj in questione non è proprio di mio gradimento (per dirla con un eufemismo), le chiacchiere con la gente rimasta sul posto sono piacevoli e interessanti, distanti da ogni forma di assalto frontale che qualche volta mi ha lasciato stizzito.
E poi penso sempre a questa cosa: quando ero ragazzino, affamato di concerti, preferivo sempre quelli nei posti più piccoli, dove potevo ammirare indisturbato la perizia dei musicisti da vicino, sentire il loro sudore addosso e distinguere le espressioni dei loro volti…se siamo riusciti a farvi provare anche solo una di queste sensazioni, il metal kid che è ancora dentro me ne è molto contento.
Vicio
Al Centro chirurgico di Emergency a Battambang e' arrivata Srey Mao,
giovane donna e giovane sposa che e' incappata in una
mina mentre coltivava il campo di famiglia. La donna ha perso entrambe
le gambe. Fortunatamente, le articolazioni delle ginocchia si sono
salvate e questo le permettera' di utilizzare efficacemente delle
protesi non appena i monconi saranno guariti. Nell?esplosione Srey ha
perso anche l?occhio sinistro: il nostro chirurgo plastico Paolo
Santoni non le puo' ridare la vista, ma puo' sistemarle l?orbita oculare
ricomponendo le ossa e i muscoli. Il marito le e' sempre vicino: la
accompagna con la sedia a rotelle lungo i vialetti fioriti
dell?ospedale, l?aiuta a mangiare, la fa sorridere leggendole una
rivista. E' fortunata: piu' volte abbiamo visto i mariti fuggire davanti
a una situazione simile e abbandonare la moglie a se stessa
condannandola ? nel migliore dei casi ? a un futuro da elemosina.
Per sostenere le attivita' di Emergency:
http://www.emergency.it/menu.php?A=004&SA=021&ln=It
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